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    La ricerca in superficie, tra le quattro discipline praticate dalle unità cinofile dell’UCIS, è quella che esalta al massimo il rapporto di fiducia tra uomo e cane.

    Si lavora con il proprio cane in un ambiente naturale non abitato, un bosco, una collina, in spazi aperti dove si insegna al cane a lavorare, concentrato sul figurante, in totale indipendenza ed in lontananza.

    La ricerca in superficie richiede un forte affiatamento cane-conduttore perchè entrambi devono operare e collaborare lavorando a distanza, spesso senza vedersi, a fidarsi reciprocamente del lavoro svolto sapendo che l’uno lavora per l’altro, sapendo che l’uno è sostegno per l’altro.

    Come nelle altre discipline anche nella ricerca in superficie i cani sono soggetti a verifiche periodiche ed esami di abilitazione.

    Per raggiungere l’operatività sono necessari lunghi allenamenti anche per il conduttore che deve essere in una forma fisica che gli permetta di seguire il proprio cane negli scenari operativi più vari.

    E‘ necessario inoltre un buon senso dell'orientamento per potersi muovere con disinvoltura nei luoghi di ricerca.

    Le regole per lavorare in superficie sono: allenare il cane per renderlo capace di lavorare in autonomia e ben focalizzato sull’obbiettivo, avere un controllo del cane sia nel richiamo che nella direzionalità per inviarlo nelle zone da bonificare ottimizzando le energie a disposizione, rispettare il cane, rispetto del cane nei confronti del figurante/disperso (il cane non deve toccarlo o, peggio, mordere), dimostrare capacità di lavorare in team con altre unità cinofile senza disturbarsi.

    Nulla può essere lasciato al caso. Non deve mai mancare un occhio di riguardo al vento ed alle condizioni meteo che possono agevolare il fiuto cane e permettere una migliore gestione delle sue forze che, come per tutti, non sono infinite.

    "VAI VAI VAI" – "AVANTI AVANTI" – “CERCA” ripetuto o magari urlato. Così ogni condutture trova le parole più adatte per motivare il proprio cane, ma tutti consapevoli che il cane si allontanerà "PER ME" non "DA ME".

    Questo è il vero essere di questi favolosi binomi.

    Le unità cinofile da salvataggio in acqua dell’UCIS operano prevalentemente lungo i litorali marittimi, ma anche presso laghi e fiumi. Operano in accordo ed in collaborazione con la competente Capitaneria di Porto o con gli altri Enti preposti sorvegliando le spiagge ed intervenendo in aiuto delle piccole imbarcazioni in avaria o dei bagnanti in difficoltà. Il conduttore di queste unità cinofile è opportunamente addestrato  a praticare le prime manovre di soccorso e/o rianimazione dell’infortunato.

    Il conduttore è un assistente bagnante brevettato presso Enti riconosciuti a livello nazionale e si qualifica unitamente al proprio cane superando le prove operative Enci.

    Il cane in intervento, su indicazione del suo condutture si tuffa senza esitazione dall’imbarcazione o dalla banchina, segue il proprio conduttore come ausiliario, deve essere in grado di nuotare al suo fianco senza intralciarlo, lo aiuta a raggiungere più velocemente le persone od i natanti in difficoltà ed a riportarli a riva svolgendo un importante lavoro di traino.

    Il cane è un ausiliario estremamente importante in questo tipo di attività di soccorso, ma  non viene mai inviato da solo sulle persone in difficoltà per evitare che queste, prese dal panico, vi si aggrappino maldestramente trascinandolo sott’acqua. E’ sempre il conduttore che, con le tecniche di salvamento, mette in sicurezza chi è in difficoltà.

    Il cane, una volta a riva o in posizione di sicurezza, sta diligentemente fermo vicino al suo partner quando questi deve operare le manovre di primo soccorso.

    il cane viene addestrato per operare anche in completa autonomia quando deve portare una cima ad un natante in avaria al largo, o trainarlo a riva afferrando la cima in bocca.

    Il suo addestramento prevede un’ottima socializzazione ed un totale affiatamento con il suo conduttore perché, oltre a quanto viene richiesto a tutti i cani da soccorso delle altre specialità, dovrà riuscire a sopportare lunghi tempi di inattività sulle spiagge affollate che offrono stimoli e disturbi di vario tipo (persone vocianti, bambini che giocano e corrono, ambulanti, altri animali, musica…) ed a nuotare al suo fianco per sostenerlo nelle manovre di salvataggio in acqua.

    L’UCIS, al binomi conduttori-cani dediti al salvataggio in acqua, esige grande impegno nella fase addestrativa richiedendo la frequenza ed il superamento dei corsi propri del volontario di Protezione Civile, con particolare cura delle discipline sanitarie, l’acquisizione del brevetto di assistente bagnante ed un costante  addestramento per mantenere l’efficienza dimostrata all’atto del conseguimento del brevetto Enci di abilitazione.

    La specializzazione per U.C da valanga è la più impegnativa sia per il cane che per il conduttore.

    La prima difficoltà è costituita dallo scenario, di solito si opera in ambiente ostile e pericoloso, con forti nevicate, temperature estreme, raffiche di vento, nel buio, e sulla neve alta, tutte condizioni che rendono molto faticosa la movimentazione e richiedono un elevato dispendio di energie sia per il conduttore che per il cani.

    Uno dei rischi reali per i soccorritori è quello di poter essere travolti da una nuova valanga, oppure di finire in qualche crepaccio o buco coperti dalla neve poco compatta e portata a valle dalla valanga.

    Il corso iniziale per le U.C. che si avviano a questa disciplina dura una settimana durante la quale vengono svolte sessioni di lavoro intensivo sia teorico che pratico valutato attraverso un esame finale.

    Il conseguimento della specializzazione nella sua forma più completa dura tre anni: nel primo il cane viene addestrato a ritrovare una persona sotto una coltre di neve di circa mezzo metro, nel secondo step è previsto il ritrovamento di due persone sotto circa un metro di neve e nel terzo le persone sepolte sotto la neve sono tre ad una profondità fino

    ai due metri. Raggiunto questo obbiettivo l’unità cinofila, superati gli esami,  è operativa e, per tutta la “vita lavorativa”  dovrà sostenere stages annuali di aggiornamento per mantenere l'abilitazione.

    Per operare in valanga bisogna avere e saper usare idonee attrezzature oltre ad un abbigliamento specifico per quel tipo di emergenza: sonda, badile, ortovox o pips, luce frontale, caschetto, imbrago per cane e conduttore, sci, pelli di foca e zaino allestito con il necessario, ricambi, thermos e viveri per operare in autosufficienza.

    Il cinofilo deve essere ben preparato per adottare la migliore tattica di intervento, pianificando al meglio ed in sicurezza l’attività da eseguire nella zona di intervento. Per questo motivo vengono effettuati dei moduli di formazione dove si studia la conformazione e la composizione del manto nevoso e la sua instabilità.

    La valanga può assumere differenti conformazioni: a lastroni (blocchi compatti e pesanti), oppure può essere fatta di neve farinosa o bagnata che la rende veloce e pesante.

    Il cinofilo deve sapere sciare, saper sondare e utilizzare il pips, abituarsi a lavorare con il cane in presenza di molte persone, a salire e scendere dai mezzi impiegati nel soccorso (elicottero, gatto delle nevi, motoslitta, seggiovia) perché, spesso, il percorso di avvicinamento alla valanga richiede tempo e molta fatica.

    La preparazione tecnico-fisica dell’unità cinofila e la tempestività di intervento serve ad evitare lo stato di ipotermia dei travolti dalla valanga, stato che grazie agli odierni materiali giunge più in ritardo ma con tempi, purtroppo, sempre brevi per l’arrivo dei soccorsi. Per questo l’addestramento ed una corretta pianificazione degli interventi risulta indispensabile in questo tipo di operazioni di soccorso.

    La ricerca su macerie è considerata la regina tra le discipline della cinofilia da soccorso.

    Nel percorso di formazione iniziale che, mediamente, dura due anni  l’unità cinofila  viene preparata per operare negli scenari più difficili che solitamente si creano a seguito di grandi calamità. Anche per questa disciplina il grado di preparazione viene valutato attraverso un esame.

    All’unità cinofila viene insegnato a muoversi, in sicurezza e con rapidità, all’interno di scenari particolarmente rischiosi; il cane, poi, dovrà essere in grado di discriminare con precisione la sorgente dell’odore umano ricercandolo tra molti altri odori rappresentati dai numerosi materiali presenti in un crollo. Il conduttore dovrà imparare a leggere il comportamento ed i movimenti del proprio cane per poterlo gestire in modo proficuo all’interno di tutta la zona assegnata.

    L’unità cinofila, grazie al feeling creatosi nella fase addestrativa, dovrà imparare saprà muoversi senza distrazioni, su materiali difficili ed inusuali ed a contatto dei disturbi che solitamente sono presenti nelle aree di lavoro costituiti dal fumo, scoppi, frastuoni, operatori delle varie componenti della Protezione Civile e dalle altre unità cinofile presente sul luogo delle operazioni.

    Anche questa specialità, come le altre, richiede capacità di lavoro in team (sulle macerie non si opera da soli, ma si è di supporto alle squadre di intervento) per superare i rischi e pericoli derivanti dal contesto particolarmente ostico e dalle situazioni ambientali in cui ci si può trovare ad operare (scosse di assestamento con relativi crolli, polvere, stress lavorativo, frastuoni, mancanza di riposo). 

    Conduttore e cane sono chiamati ad operare in sintonia essendo il primo il punto di riferimento per il secondo ed il cane l’amico fidato e lo strumento perfetto per l’esecuzione della ricerca di dispersi. L’abbaio, segno del ritrovamento, è il momento di massima gioia tra il binomio, è il segno di festa per una vita ritrovata che si perfeziona nell’abbraccio tra il cane ed il suo conduttore.

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